IL MONASTERO DELLE CLARISSE

"Attirami a te, o Celeste Sposo!
Correrò senza stancarmi mai, finché tu mi introduca nella tua cella inebriante"


s. Chiara d'Assisi

Monastero delle Clarisse "S. Antonio e Beata Elena"

Leggiamo nel Cantico dei Cantici:
«Chi è costei che sale dal deserto,
ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto?» (Ct 8,5).
Dal deserto l’anima sale alla contemplazione,
quando abbandona tutte le cose inferiori e,
penetrando fino al cielo,
con la devozione si immerge totalmente in quelle divine.
s. Antonio di Padova

A lato del piccolo Santuario del Noce, sorge il Monastero s. Antonio delle Clarisse (II Ordine Francescano). Le Clarisse vivono una vita di totale consacrazione a Dio ispirandosi a s. Chiara seguace della prima ora dell’ideale di s. Francesco di Assisi. S. Chiara sentì infatti subito verso s. Francesco una grande affinità spirituale fin a indurla a lasciare anch’essa la casa paterna, come anch’egli aveva fatto, per condividere la sua stessa vita, non nella consueta forma del matrimonio, ma nell’adesione a quella forma di vita propria a chi vuol seguire da vicino Gesù e il suo Vangelo. Quelle delle clarisse è una vita umile e nascosta, di penitenza e di povertà, di servizio e di fraternità tra le sorelle. Una vita che si chiude e si nasconde nella totale lode e benedizione di Dio. Una vocazione quella di Chiara e delle sorelle clarisse, suscitata dallo Spirito, votata alla stessa perfezione evangelica e alla stessa missione di s. Francesco e dei suoi seguaci a favore del Regno di Dio: gli uomini con la missione apostolica, le donne con la costante preghiera e contemplazione, come Maria di Betania.
Il Monastero s. Antonio delle Clarisse presso il Santuario del Noce vuol essere una rinascita e una continuazione ideale di quello esistente in zona Arcella a Padova, dove s. Antonio chiuse i suoi giorni. Ai tempi di s. Antonio l’Arcella era un borgo poco distante dalle mura cittadine chiamato Capo di Ponte, dove esisteva una chiesetta intitolata a Santa Maria della Cella accanto alla quale erano sorti un monastero di «Povere Dame» – come amava chiamare s. Francesco le figlie di s. Chiara - o clarisse, e un «romitorio» abitato da alcuni Frati Minori. Questi ultimi assistevano le “sorelle” con l’amministrazione dei Sacramenti, officiando la chiesa e mendicando anche per loro il necessario al sostentamento.
La tradizione narra che tale primitivo convento sarebbe stato fondato dallo stesso s. Francesco nel 1220, di ritorno dalla Terra Santa. La storia ci dice che in quel torno di tempo, il Poverello era gravemente malato. È probabile che il sorgere dei primi insediamenti francescani nel Padovano sia precedente – o immediatamente successivo – a questa data, e collegato alla progressiva diffusione dell’Ordine dei Frati Minori. È da intendere allora probabilmente che s. Francesco, informato della iniziativa, abbia approvato e benedetto i due nuclei attigui dei frati e delle «Povere Dame» all’Arcella.
Passando da Padova, la tradizione dice che s. Francesco avesse compiuto anche un altro gesto: quello di dare l’abito di s. Chiara a una bambina di appena tredici anni, oggi onorata come Beata. Si chiamava Elena Enselmini. Nata nel 1207-1208 era figlia di una nobile famiglia padovana.
Nel convento delle Clarisse, Elena Enselmini, dopo aver conosciuto il poverello d’Assisi, conobbe anche il taumaturgo di Padova, s. Antonio. Fu lui, sembra, a dare formazione teologica e preparazione morale alla fanciulla che, per età e per sesso, aveva ricevuto, dalla famiglia, soltanto una sommaria educazione intellettuale.
Antonio era infatti giunto a Padova come Ministro Provinciale dell’Emilia e della Lombardia (1227-1230) e in quell’occasione conobbe Elena, la quale, da quel momento, godette della direzione e dei conforti spirituali che le venivano rivolti dall’ardente predicatore. Tra le due grandi anime si strinse subito un nodo di santa amicizia spirituale così che da quel momento, dopo la morte della beata Elena - avvenuta il 4 Novembre del 1242 all’Arcella, come s. Antonio - le clarisse si misero sotto la protezione del Santo di Padova.
Intorno al 1325 fu eretto in Padova, non lungi dal ponte delle Torricelle, un secondo convento di Clarisse. Da allora, il primitivo monastero venne indicato come Cella Vecchia, l’altro come Cella Nuova.
In seguito alla guerra tra Venezia e l’imperatore Massimiliano I (1509) le monache dell’Arcella dovettero trasferirsi in città. Vi rimasero fino al decreto napoleonico di soppressione del 1806. Migrata altrove, la comunità fu sciolta e dispersa più tardi. In occasione del settimo centenario dell’approvazione della Regola delle Clarisse del Papa Urbano IV (18 ottobre 1263) e della Traslazione del Corpo di s. Antonio con il rinvenimento della sua Lingua incorrotta, i Frati Minori Conventuali della Provincia patavina hanno pensato di ridar vita all’antico monastero. Il luogo più congeniale è stato individuato a Camposampiero, in quanto la presenza di s. Antonio, che qui ha dedicato alla preghiera le sue ultime settimane di esistenza terrena, lo rende di forte richiamo alla vita contemplativa.
L’allora Ministro Provinciale p. Giustino Carpin, il 20 marzo del 1964 ha posto la prima pietra del nuovo Monastero s. Antonio delle Clarisse.
L’edificio, su progetto dell’arch. Danilo Negri, è stato inaugurato solennemente dal card. Amleto Cicognani, segretario di stato di papa Paolo VI, il 19 novembre 1967.
La comunità delle sorelle clarisse prolunga nel tempo quello “spirito di orazione” che s. Francesco aveva raccomandato ad Antonio. In omaggio al primato della preghiera le clarisse sostanziano le loro giornate di adorazione, celebrazioni liturgiche, orazioni corali, meditazione, servizio, animazione evangelica di singoli e di gruppi che si rendono presenti mediante corrispondenza epistolare o visite d’amicizia. È il carisma della contemplazione e dell’apostolato, splendente in s. Antonio, che esse rivivono e irradiano in questo luogo benedetto con la sua semplice presenza su un albero di noce.

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